TERAMO – Il buco provocato nei bilanci comunali dalla cancellazione dell’Imu sulla prima casa potrebbe essere ripianato da "un maxi rincaro delle aliquote applicate agli immobili utilizzati dalle imprese per svolgere il proprio lavoro". A lanciare l’allarme sul rischio di una "vera e propria stangata sugli immobili destinati ad attività produttive" è il direttore della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo. Il timore dell’associazione di categoria è che "dopo la girandola di esclusioni ed esenzioni, estese anche agli immobili agricoli, il capro espiatorio del mancato gettito derivato dell’Imu divengano le attività produttive. Insomma, oltre al danno – afferma il direttore – si rischierebbe ora la beffa". "Molti Comuni abruzzesi, che già mettono le mani avanti denunciando i problemi che si sono creati nei loro conti – osserva Di Costanzo – si sono rivelati insensibili alle richieste avanzate dal mondo produttivo. Applicando nel 2012 aliquote salatissime su laboratori, negozi e fabbricati industriali, quantificabili in aumenti di oltre il 100% rispetto al vecchio gettito Ici, e applicando spesso solo sconti minimi sulle aliquote più alte". "Non vorremmo che venissero dunque applicate d’ufficio le più alte previste dalla legge – conclude -, provocando una ulteriore ferita nei conti di piccole aziende già ridotte allo stremo dalla crisi, ma al cui destino nessuno sembra sia interessato".
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